Il concetto di “inclusione” è molto usato, ma socialmente se ne trovano poche definizioni. Ne troviamo il significato relativamente all’uso in biologia, nel linguaggio odontoiatrico, dalla chimica alla terminologia della retorica latina. La definizione comune è:
incluṡióne s. f. [dal lat. inclusio -onis]. L’atto, il fatto di includere, cioè di inserire, di comprendere in una serie, in un tutto (spesso contrapp. a esclusione) – Vocabolario Treccani
Negli ultimi anni, in termini sociali, se ne è diffuso l’uso, sostituendosi sempre più al concetto di “integrazione”.
Integrazione è cosa buona, positiva, accettabile: “Inserzione, incorporazione, assimilazione di un individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un ambiente sociale, in un’organizzazione, in una comunità etnica, in una società costituita (contrapp. a segregazione)”. (Cit. Voc. Treccani)
L’individuo, la categoria, il gruppo etnico, entrano a far parte di un ambiente già regolarizzato, già normato, a cui adattarsi.
Ma se l’individuo che viene “inserito”, sia per difficoltà personali che sociali, non riesce ad adattarsi?
A quanto pare “integrazione” non basta, c’è bisogno di uno sforzo in più. Probabilmente i tentativi di integrazione non sono stati sufficienti a soddisfare il bisogno dell’uomo di sentirsi… accettato.
L’accettazione implica conoscenza da parte della società. Il sistema sociale, conoscendo l’uomo, risponde ai suoi bisogni primari. Si creerebbe così uno scambio di dare-ricevere tra l’uomo e l’ambiente in cui egli vive. L’uomo che si sente accettato dona del bene comune, il bene comune diffonde accettazione e benessere comune, contribuendo a far sentire accettato l’uomo.
Il concetto di inclusione è molto ben illustrato con questa immagine.
Inclusione è ovviamente differenziata da esclusione e da segregazione, suoi opposti. La genialità sta nel diversificarla in modo chiaro dalla parola integrazione. Notevole!
Cosa si intende, quindi, socialmente parlando, per inclusione? Forse l’illustrazione tanto geniale vuole descrivere un’esperienza ancora da esplorare! Vuole illustrare un sogno, una speranza, un progetto futuro!
L’uomo ha bisogno di sentirsi amato.
Don Oreste
L’uomo non solo è diverso, ma è unico, e la sua diversità lo rende speciale.
I colori di una società sono tanti e svariati, ma se prevale il verde, i pochi gialli rossi e blu, sebbene integrati, rischiano di essere accerchiati ed additati, riconosciuti diversi. Invece il sogno è che i verdi, i gialli, i rossi ed i blu circolino indistintamente, senza limitazioni, senza pregiudizi, mescolandosi e accrescendo il circolo del dare-ricevere che crei bene comune, che accresca il benessere di tutti e di ognuno. Abbiamo bisogno di riconoscere la diversità come ricchezza, perché ognuno si senta speciale, amato e utile.
Il futuro non sta solo nella piccola comunità che si integra, quanto nell’individuo che è incluso fino a non riconoscere più limitazioni, acquistando l’identità di un essere speciale, così come ognuno di noi lo è, mantenendo le proprie peculiarità, date dalla cultura, dal credo religioso, dalla condizione fisica e sensoriale etc., e rispettando quelle altrui.
Creare le condizioni perché l’accesso alla scuola, al lavoro, alle attività sportive, al cinema, agli spazi pubblici, non sia prerogativa di “qualcuno”, ma parta da una parità di diritti. E se qualcosa manca, benvengano i progetti che creano nuove attività inclusive.
Il futuro sta nella circolazione di puntini blu, rossi, gialli, verdi, indistintamente, nello stesso spazio. Non segregati o circoscritti, ma con le stesse condizioni di accesso. Ad ognuno la scelta di accedere!